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Al termine di ogni esame ecografico, ma soprattutto alla fine dell'ecografia morfologica delle 20 settimane, è possibile eseguire una ecografia tridimensionale del feto.
E' un'elaborazione computerizzata del segnale ecografico che consente una visione tridimensionale del feto.
Una bella immagine del feto facilita la comprensione dell'esame ai genitori e favorisce già in utero il legame con il nascituro.
Non sempre però è possibile ottenere una buona immagine tridimensionale.
Il tessuto adiposo materno può ostacolare la trasmissione degli ultrasuoni ed inoltre il feto deve trovarsi in una posizione favorevole, ossia rivolto verso la sonda e con un'ampia tasca di liquido attorno al viso che favorisce il contrasto d' immagine.
L’evoluzione della tecnologia ha portato allo sviluppo di sonde e software per effettuare l’ecografia tridimensionale. Dopo molti anni di ricerca e sviluppo allo stato dell’arte l’ecografia 3D può essere utilizzata sia come complemento diagnostico all’indagine bidimensionale, che comunque resta il gold standard della metodica ecografica, sia come complemento ludico per gli esami in gravidanza.
Che cosa sono il 3D e il 4D?
Il 3D è l’acquisizione di un volume; tale volume è costituito da un insieme molto numeroso di immagini bidimensionali acquisite rapidamente e in sequenza grazie al movimento dei cristalli piezoelettrici contenuti nella sonda ecografica.
Il 4D consiste in un 3D real time, quindi in acquisizioni tridimensionali ripetute nel tempo.
Una sonda tridimensionale elettromeccanica è dotata di una cortina di cristalli che può essere movimentata. Queste sonde possono essere usate sia come bidimensionali che come tridimensionali a seconda che si attivi o meno la “spazzolata” dei cristalli.
A cosa servono il 3D e il 4D?
Le metodiche tridimensionali, in mani esperte, possono servire come ausilio diagnostico nella definizione di patologie in ambito di diagnosi prenatale e in ambito ginecologico.
Dopo aver eseguito l’esame con la classica tecnica bidimensionale ed eventualmente Doppler, il medico può decidere in base alla sua esperienza se e quali metodiche tridimensionali possono essere utili, tenendo presente che i limiti della tecnologia 3D e 4D sono come per il 2D legati alla posizione del feto, all’ecogenicità materna e al peso materno.
Vi sono molto declinazioni dell’impiego del 3D, ad esempio la visualizzazione multiplanare permette un’agile navigazione all’interno del volume acquisito; la modalità rendering utilizza algoritmi di ricostruzione che evidenziano aspetti diversi del volume acquisito come ossa, cute, ecc.; l’applicazione del VCI aumenta la risoluzione di contrasto enfatizzando alcune strutture anatomiche anziché altre; ecc.
Il 3D e il 4D hanno anche un aspetto ludico. Permettono infatti ai futuri genitori di avere un simpatico “assaggio” della vita intrauterina!
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